L'ARTE SPOSA LA CUCINA

MUSICA IN CUCINA


AL PESCEGATTO ESPOSIZIONE DI MANDOLINI, VANTO DELLA LIUTERIA SAVONESE
mandolino2Le note di un grammofono avvolgono la sala. Nei muri, disposti con ordine quasi a voler comporre una curiosa trama, una serie di mandolini. Perle artigianali nate dalle mani di maestri liutai di fine 1800 e inizi 1900. Nel ristorante "Il Pescegatto" l'arte sposa ancora una volta la cucina. E l'antiquariato incontra la musica.
I venticinque mandolini esposti, che accompagneranno i piatti di pesce per circa due mesi, fanno parte della collezione privata di Michele Tirotto, proprietario del locale vadese. Una passione, la sua, nata un po' per caso, un po' perché il destino non resta mai a guardare. E regala, insieme ad un padre che di mestiere faceva il guardiano dei fari, l'amore per la musica. Ma anche per tutto ciò che profuma di arte e di antico. Custodita gelosamente, ma regalata ai clienti.
Tirotto, prima di aprire il ristorante nel cuore di via XXV Aprile, restaurava mobili insieme al fratello. «Il mio mestiere di antiquario – racconta il ristoratore – mi portò in una casa dove trovai un mandolino. Notai che all'interno c'era la scritta "Sperati Savona". Fu amore a prima vista. Da quel momento entrai in contatto con il mondo dei liutai e iniziai la mia collezione, che attualmente vanta più di 80 pezzi. Unici, artigianali, il mio orgoglio».
Vinaccia, Calace, Embergher, sono solo alcuni degli illustri maestri che hanno realizzato i mandolini esposti al Pescegatto. Materiali diversi, dalla tartaruga alla madreperla. Nessuno uguale ad un altro, perché ogni liutaio personalizzava la sua opera. Nei gusci degli strumenti tante storie. Che raccontano di un mestiere antico, di una bellezza data dalla pazienza, dal talento. E di Vado, dove alla fine del 1800 sorgeva una scuola mandolinistica, piccolo orgoglio di un paese che stava crescendo. Tra fabbriche e note.
Michele Tirotto spiega ai clienti la provenienza di quei mandolini, racconta la propria passione per la musica, tramandata da quel padre guardiano che nel tempo libero componeva. E loro, curiosi, scattano foto. Alzano gli occhi dai piatti e osservano quelle piccole meraviglie del tempo.
Nel muro di fianco ai tavoli, in una cornice antica, un violino usurato dal tempo e dalle mani. Vicino un spartito ingiallito. Lo stesso spartito che da il nome al menù di questi giorni.
«L'intento – continua Tirotto – è quello di trasformare il momento del pranzo e della cena in un'occasione per poter scoprire ciò che non si conosce. Per poter gustare i piatti ma anche l'arte, la musica, la fotografia. Tuffandosi nel passato, nelle opere di artisti noti e meno noti». Ecco allora che il ristornate diventa una piccola galleria. E, in questi mesi, la culla della liuteria antica italiana.
A condire i piatti il profumo del mare e quello del legno degli strumenti. Ma anche le note di Carlo Aonzo, mandolinista savonese, uno dei più conosciuti al mondo. E quelle di Bach, che escono dal grammofono all'ingresso. Che gracchia, non appena la puntina incontra le striature del vinile, per poi inondare la sala con un pentagramma di perfezione e poesia. I clienti cenano così, in un'atmosfera surreale. Come se, ad un certo punto, qualcuno si alzasse a prendere la mano della signora di fronte, per farla ballare. E volteggiare sulla musica dei ricordi. E di una passione che arriva da un faro.

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